Slang, incidente nel cantiere archeologico di Punta San Giuliano (Venezia): la certezza di tornare a casa dal lavoro non può essere una questione di fortuna

Venezia -

Qualche giorno fa, nel cantiere archeologico di Punta San Giuliano nella laguna di Venezia, un operaio è rimasto vittima di un incidente nell’area dove stava intervenendo, causato dalla caduta di un blocco d’argilla.

Fortunatamente, l’incidente non è stato fatale ed ha causato solo il ferimento dell’uomo – dipendente di una ditta in appalto addetta, per conto della Soprintendenza, al recupero di un reperto archeologico – che è stato subito soccorso. L’operaio stava lavorando su una chiatta nell’area del cantiere Veritas, dove sono contestualmente in corso le operazioni di scavo per la posa sub-lagunare dell’acquedotto: un blocco di argilla si è distaccato dalla benna dell’escavatore della piattaforma ancorata di fronte a Punta San Giuliano, colpendolo alla testa e al torace.

Come archeologhe e archeologi ci troviamo spesso a lavorare accanto alle squadre di operai durante le attività di scavo e di indagine archeologica, ma anche sui cantieri edilizi e stradali attivi in tutta Italia. I cantieri e gli scavi archeologici rappresentano, in tal senso, un contesto particolare dove agiscono, fianco a fianco, figure professionali altamente formate accanto a squadre di operai e tecnici variamente specializzate. Nonostante le differenze di qualifiche e mansioni – e spesso anche il diverso inquadramento, poiché la professione archeologica è esercitata principalmente in regime di Partita IVA – condividiamo committenze, spazi e ambienti di lavoro, rischi professionali e i pericoli a cui si viene esposte/i. Ogni giorno assistiamo, nostro malgrado, alla puntuale disattesa delle più basilari norme di sicurezza che, nonostante i POS e i fondi stanziati in fase di gara non ribassabili, vengono poi nella realtà quotidianamente raggirate, trascurate e sacrificate in nome della rapidità di esecuzione degli interventi.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ci tiene a ribadire che oggi non siamo qui a piangere l’ennesimo morto sul lavoro grazie alla tempestività degli interventi di soccorso (a cui va, ovviamente, il nostro riconoscimento). Ma tornare vivi/e a casa non può essere una questione di fortuna: non è tollerabile che, in cantieri ed aree di scavo, continuino ad accadere con tale frequenza incidenti di questo tipo, potenzialmente fatali, come è stato nei “meno fortunati” casi di San Benedetto Val di Sambro (BO) e Valfabbrica (PG) – solo per citare più recenti e noti in cui operai hanno perso la vita a causa di frane nelle aree di scavo. Il sistema degli appalti, che parcellizza e spezzetta il lavoro a livelli spesso del tutto illogici non fa che esacerbare tale situazione, moltiplicando i soggetti coinvolti, rendendo più difficili i controlli e l’individuazione delle responsabilità, creando condizioni di disparità all’interno dello stesso luogo di lavoro.

All’operaio ferito vanno i nostri auguri di pronta guarigione e alla sua famiglia la nostra vicinanza. Nel frattempo, continuiamo a sostenere la proposta di legge per l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime alle lavoratrici ed ai lavoratori, di cui abbiamo estremo bisogno.

Slang-USB

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